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Faletti Loredana - Presentazione "Romanzo Antico" 4 Gennaio a Susa - da Salvatore Armando Santoro

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L'italia che sogna l'impossibile e lo realizza! Un video, un paio di libri, alcune considerazioni - da Francesco Galgani

Buon giorno a tutti!

Non esiste solo un'Italia sofferente e malata, dove non funziona nulla... un'Italia disperata, come quella che passa attraverso la tv e i giornali (che solitamente ritraggono solo una parte della realtà e spesso distorcendola a proprio piacimento).

Esiste anche un'altra Italia che sogna l'impossibile e lo realizza, esiste anche un cambiamento dal basso fatto di persone di cui pochissimi parlano, persone che sognano l'impossibile e lo realizzano. Esiste un'Italia diversa, un'Italia migliore, fatta di valori che sono assolutamente in controtendenza rispetto a quello che i mass media quotidianamente ci propinano.

Ieri, su Reset!, è stato ospite il videomaker e giornalista Daniel Tarozzi, che ha raccontato del suo viaggio di 7 mesi e 7 giorni, a bordo del suo camper, per raccontare l'Italia della decrescita, del Km 0, dell'economia della felicità in un paese - l'Italia - sommersa da tasse, crisi, inefficienze e disastri.

Link al video, buona visione: http://www.youtube.com/watch?v=RDncwLDDL64

Tempo addietro avevo tentato di parlare di decrescita felice e oggi ci riprovo, perché la maggior parte delle persone non sanno neanche di cosa si tratti e l'approccio scientifico e pratico che ci sta dietro: non è un'utopia o un'idea campata per aria, è una realtà.

Un suggerimento per la lettura: "La decrescita felice", di Maurizio Pallante, Editori Riuniti (2005, link), o il più recente "La felicità sostenibile", dello stesso autore, edito nel 2010 da Rizzoli e acquistabile sia in forma cartacea sia come ebook a 10 euro, alla pagina: http://books.google.it/books?id=uLoQaJs93jIC

«I segnali sulla necessità di rivedere il parametro della crescita su cui si fondano le società industriali continuano a moltiplicarsi: l'avvicinarsi dell'esaurimento delle fonti fossili e le guerre per averne il controllo, i mutamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai, l'aumento dei rifiuti, le devastazioni e l'inquinamento ambientale. Eppure gli economisti e i politici, gli industriali e i sindacalisti con l'ausilio dei mass media continuano a porre nella crescita del prodotto interno lordo il senso stesso dell'attività produttiva. In un mondo finito, con risorse finite e con capacità di carico limitate, una crescità infinita è impossibile, anche se le innovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l'impatto ambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Queste misure sarebbero travolte dalla crescita della produzione e dei consumi in paesi come la Cina, l'India e il Brasile, dove vive circa la metà della popolazione mondiale. Né si può pensare che si possano mantenere le attuali disparità tra il 20 per cento dell'umanità che consuma l'80 per cento delle risorse e l'80 per cento che deve accontentarsi del 20 per cento. Forse è arrivato il momento di smontare il mito della crescita, di definire nuovi parametri per le attività economiche e produttive, di elaborare un'altra cultura, un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modi diversi di rapportarsi col mondo, con gli altri e con se stessi.»

RIcopio una delle recensioni del libro "La decrescita felice":

«Si può essere felici perché l’economia non cresce? «Certo che no!», risponderebbe qualsiasi persona fermata a caso per la strada. Identica sarebbe la posizione di imprenditori e operai, finanzieri e impiegati, professori e contadini. Persino la politica, sconquassata come non mai da fratture e divisioni, ritroverebbe unità nel respingere la domanda come una provocazione assurda. Quello della crescita del Pil (il prodotto interno lordo) è forse l’ultimo vero dogma dell’età contemporanea, l’unico che nessuno aveva ancora osato mettere seriamente in discussione. Certo ne erano già stati sottolineati limiti e pericoli: il benessere ridotto alla misura della quantità delle merci prodotte, per un verso; e la capacità di tenuta dell’ambiente naturale a fronte di un’economia protesa alla crescita infinita, per l’altro. Ma che venisse esplicitamente posta la questione della diminuzione del Pil ancora non era accaduto. Lo ha fatto Maurizio Pallante nel libro La decrescita felice – un titolo che a molti suonerà come un ossimoro – stampato dagli Editori Riuniti.
Pallante è uno che parla chiaro. Ha il gusto della provocazione, ma anche il pallino della concretezza. Non si limita a criticare, propone anche. Il suo libro è, insieme, una lucida lettura delle perversioni e delle contraddizioni della nostra società e un manuale di consigli pratici da applicare nella vita quotidiana. Dall’analisi di concetti-chiave della cultura occidentale – innovazione e progresso – all’autoproduzione dello yogurt, in un libro che si legge d’un fiato.
La tesi centrale de La decrescita felice è che l’economia basata sulla crescita del Pil rappresenta un inganno: pretende di rispecchiare il benessere di una società, ma in realtà si limita a calcolare la quantità delle merci prodotte. E non sempre crescita della produzione e benessere vanno d’accordo. Rimanere bloccati nel traffico fa crescere la quantità di carburante consumato, ma certo non migliora la qualità della vita. Lo stesso vale per le calamità naturali: la ricostruzione di New Orleans darà una bella spinta all’economia statunitense, ma è facile immaginare che gli abitanti della città avrebbero fatto volentieri a meno di Katrina. Il punto è che l’economia odierna non distingue più tra beni e merci, ignora gli uni e pone esclusiva attenzione sulle altre. Quel che conta sono le cose comprate e vendute, tutto il resto non esiste: gli stessi pomodori di uno stesso orto fanno salire il Pil se immessi sul mercato, ma non esistono se finiscono sulla tavola di chi se li è coltivati. La logica cui è improntato il sistema attuale è quella della continua crescita delle merci prodotte. Dire che il Pil non cresce è diventato un tabù: quando le cose vanno male si dice che «la crescita è negativa». Conseguenza inevitabile di tale impostazione è il progressivo inserimento di quasi ogni sfera della vita sociale nell’ambito dei circuiti mercantili: se l’imperativo è quello della continua crescita della produzione, allora si devono conquistare sempre nuove sfere di mercato, perché quelle tradizionali prima o poi raggiungono la saturazione. Ecco allora che anche i bisogni fino a pochi decenni fa assolti in famiglia – si pensi alla cura dei bambini e degli anziani – trovano ora soddisfazione sul mercato. Poco alla volta la logica mercantile ha rimodellato le stesse strutture sociali a misura delle proprie esigenze: quel di cui ha bisogno è di una massa di individui isolati che sanno solo consumare, perché incapaci di far fronte ad alcuna delle proprie necessità né personalmente né tramite la propria sfera di relazioni.
Pallante porta alle estreme conseguenze il ragionamento, applicando la sua chiave di lettura al sottosviluppo, alla disoccupazione, allo stato sociale, al femminismo, al Sessantotto, all’arte contemporanea. Qualcuno potrà rimanerne a tratti sconcertato, tante sono le certezze rimesse in discussione. Altri potranno provare fastidio per un libro che è contemporaneamente rivoluzionario e reazionario, attacca la destra e la sinistra, propugna la difesa dell’ambiente e se la prende con gli ecologisti, reclama la riscoperta delle conoscenze tradizionali e sostiene la capillare diffusione delle più avanzate tecnologie energetiche. Sembrano aspetti inconciliabili; e invece il libro sorprende per la sua rigorosa coerenza, la linearità delle argomentazioni, la limpidezza del ragionamento.

Coerenza e limpidezza che si ritrovano anche nella parte propositiva. L’idea è quella di tagliare l’erba sotto i piedi al sistema economico, escludendo il mercato ogniqualvolta sia possibile soddisfare i propri bisogni autonomamente, tramite l’autoproduzione, o instaurando rapporti con gli altri, attraverso scambi non mercantili basati sul dono e sulla reciprocità. Diversamente da molti di coloro che si occupano di questi temi, Pallante non è un moralista: pur riconoscendo il valore delle scelte ispirate alla sobrietà, le sue idee non si basano sui buoni sentimenti. Il libro non ci chiede di rinunciare a una parte del nostro benessere, ma, al contrario, ci indica la strada per vivere meglio, svelando l’inganno di un’economia che spaccia la quantità per la qualità. Comprare di meno vuol dire far diminuire il Pil, ma non per forza significa avere di meno: basta prodursi da sé o scambiare con altri autoproduttori quel che non si compra più. E sappiamo tutti che una marmellata buona come quella della nonna di certo non la vendono al supermercato.»

Anche nella mia tesi di laurea, che sarà pubblicata a fine gennaio, a un certo punto parlo dell'inganno di associare il benessere "solo" alla possessione di denaro, seppur da un altro punto di vista, ovvero sulle ripercussioni negative che ciò ha sia a livello sociale e sia a livello dell'individuo.

Ancora una volta, ripeto che non stiamo parlando di cose astratte, ma di ciò che già sta realmente avvenendo in tante realtà italiane, come documentato nel libro di Daniel Tarozzi "Io Faccio così – Viaggio in Camper alla Scoperta dell’Italia che Cambia":

http://www.italiachecambia.org/il-libro/

«Nonostante la crisi, i partiti, le tasse… c’è un’Italia che reagisce, che non molla, che va avanti e crede nel futuro. Daniel Tarozzi ha deciso di salire sul camper e andare a scoprirla e a raccontarla.

Sette mesi on the road, senza scadenze o itinerari precisi, inseguendo le esperienze di chi ci prova a cambiare vita e a non rassegnarsi al peggio. La scoperta è che si sta creando una rete diffusa dal Nord al Sud di microeconomie che valorizzano il territorio e le competenze delle persone, spesso promuovendo lavori che le statistiche nemmeno rilevano: in città, in campagna, da soli, in gruppo. Sempre all’insegna dell’ecocompatibilità, del risparmio e della qualità della vita. Contadini, inventori, imprenditori, manager, artigiani, neolaureati, artisti: le loro storie non fanno più parte dell’aneddotica ma costituiscono una realtà che va raccontata e fotografata e dimostrano che un altro Pil, più vero e di qualità, è possibile.»

Secondo me, informarsi su queste cose, documentarsi e usare la Rete per condividere in maniera argomentata e sensata queste informazioni è già un passo avanti per un mondo migliore,

Francesco


21-22 Novembre 2013 - Firenze capitale europea della cultura e della ricerca scientifica - da Salvatore Armando Santoro

 

Società toscana per la storia del Risorgimento                                                           Fondazione Spadolini Nuova Antologia

 

 

Convegno di studi

Firenze capitale europea della cultura e della ricerca scientifica

Firenze, 21-22 novembre 2013

Aula Magna dell’Università degli studi di Firenze

Piazza San Marzo 4

 

Giovedì 21 novembre ore 15,30

Saluto del Magnifico Rettore professor Alberto Tesi

Saluto del Presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano Romano Ugolini

Saluto del Direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali professoressa Franca Alacevich

Saluto del Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Giampiero Maracchi

Saluto del Presidente del Consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani

Saluto del presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia Cosimo Ceccuti

Saluto del Presidente della Società Toscana per la Storia del Risorgimento Sandro Rogari

Relazione introduttiva

Sandro Rogari, Firenze da capitale del Granducato ad Atene d’Italia

 

Prima sessione

Editoria, stampa e circolazione delle idee

Presiede

Sandro Rogari

Zeffiro Ciuffoletti, L’esposizione italiana del 1861

Luigi Mascilli Migliorini, L’editoria fiorentina dopo l’unità

Gabriele Paolini, “La Nazione”e il governo della Destra da Ricasoli a Rattazzi

Cosimo Ceccuti, La nascita della Nuova Antologia fra politica e cultura

Fulvio Conti, Associazionismo, sociabilità e vita culturale a

Firenze dopo l'Unità

Maria Teresa Mori, La socialità dei salotti

 

Auditorium Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Via Folco Portinari 5 r

 

Venerdì 22 novembre ore 9,30

Seconda sessione

L’alta cultura la formazione e la ricerca scientifica

Presiede

Luigi Lotti

Giustina Manica, Le origini dell’Istituto di Studi Superiori nelle carte di Pasquale Villari

Alessandro Breccia, L’Istituto di Studi Superiori e “La Sapienza”di Pisa

Donatella Lippi, Assistenza, didattica, ricerca: la sezione di Medicina

Coffee break

Fabio Bertini, La sezione di Scienze naturali

Giovanni Cipriani, La sezione di Filosofia e filologia

Gino Tellini, La cultura letteraria

 

Ore 13,30 Buffet

 

Venerdì 22 novembre ore 15,00

Terza sessione

Le accademie e le istituzioni culturali

Presiede

Romano Paolo Coppini

Luigi Zangheri, L’Accademia delle arti del disegno

Enrico Spagnesi, L’Accademia Toscana di Scienze e Lettere la Colombaria

Franco Scaramuzzi e Paolo Nanni, I Georgofili

Nicoletta Maraschio, L’Accademia della Crusca

Coffee break

Giuliano Pinto, La Deputazione di storia patria

Marcello De Angelis, Il Melodramma e le attività musicali

Carlo Sisi, I musei fra storia e revival

Conclusioni

 

Enti promotori e organizzatori:

Società toscana per la storia del Risorgimento

Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Ente Finanziatore:

Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Enti patrocinatori:

 

Segreteria del convegno:

Società toscana per la storia del Risorgimento

Via Sant’Egidio 21, 50122 Firenze, tel. 055 2480561

Per comunicazioni urgenti: dott.ssa Giustina Manica

e mail giustina.manica@unifi.it


24.11.2013 - oRE 19,30 - Palazzo Liborio Romano - Patù (Lecce) - PRIMO INCONTRO POETI SALENTINI - da Salvatore Armando Santoro

 


Pisa - 27.11.2013 - ore 21 - Chiesa Sant'Anna . "Poesie e Lieder" a cura della FondazioneIl Fiore - - da Salvatore Armando Santoro

Associazione ex Allievi Scuola Superiore Sant'Anna
in collaborazione con
Fondazione il Fiore
 
 
Poesie e Lieder
 
 
 Soprano
Annelore Storz
 
Al pianoforte
Vincenzo Di Nubila
 
Gino Bartalena e Maria Giuseppina Caramella
leggono le poesie di
Alberto Caramella
 
 
Mercoledì 27 novembre 2013, ore 21.00
Chiesa di Sant’Anna - Pisa, Via Carducci
 
 * * *
 
Il concerto è offerto dall’Associazione ex allievi e dalla Fondazione il Fiore di Firenze.
Abbiamo preso le mosse dalla lettura dell'opera di Alberto Caramella, i cui eredi
proseguono tra le altre cose, tramite la Fondazione il Fiore, il culto della poesia.
Caramella è stato un grande avvocato civilista e docente, ma forse è corretto dire che la sua
passione era la poesia: poesia come sentirete, ispirata a tratti intimistici, talora quasi ermetici.
Dunque, dalla lettura alla musica: il programma accosta a lavori del Caramella una carrellata
di lieder e romanze che spaziano dal barocco (Durante, Bach) al settecento (Mozart) al
romanticismo (Schubert, Schumann) fino al tardoromanticismo (Mahler, Strauss).
Speriamo in tal modo di rendere più godibile la musica attraverso la poesia e viceversa.
In fondo tutte le arti sono sorelle.
Vincenzo di Nubila
Logo S Anna                                       Fondazione il Fiore Logo per Sito
 
  Info: 050.883226 - 883111
 
Info: 055.225074
 

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Salvatore Armando Santoro - Presidente

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