Circolo Culturale "Mario Luzi" di Boccheggiano (GR)

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Parrinello Alessandro (5) Scrittori amici e recensioni volumi)

 

Dalla prefazione

"Alessandro Parrinello, con il suo Riprese e contrappunti, rivela un’interiorità ed una personalità non nuove al vissuto poetico, mostra un animo sensibile ed osservatore, proteso ad indagare le profondità dell’essere umano, deciso a scandagliare i complessi rapporti che animano l’esistenza. E, partendo da questa posizione iniziale, riesce a compiere un percorso introspettivo molto ampio, ma senza paure, prende spunto ed origine dagli avvenimenti della sua vita, dai suoi amori per poi allargarsi a riflessioni universali, capaci di coinvolgere diverse sfaccettature dell’esistenza, arrivando a profonde riflessioni sul senso e sul percorso da intraprendere nel corso della propria vita. La sua silloge si muove in un territorio linguistico complesso, che risente delle diverse influenze letterarie, sulle quali Parrinello inserisce una poetica derivante dalla sua personalissima sensibilità, composta da liriche diverse tra loro, di una lunghezza variabile, che si affidano al verso libero, talvolta con degli inserti in rima. I termini sono sempre accurati e ricercati, frutto di un’alta consapevolezza linguistica, efficaci nel veicolare integralmente il pensiero dell’autore.

Senza drammi, questa volta

è senza drammi che ti dico

che so quel che non sono

e non sono quel che forse

immaginavi, non importa

se il meglio o il peggio, il più

o il meno di una misura

che hai fissato come limite

al di sotto del quale

non vale la pena rischiare

di dividere la tua vita con altri.

[...]

6

Così ho raccolto le mie cose

e son tornato a casa, straniero

anche a me stesso, trascinando

la mia ombra sull’asfalto rovente,

e mi sono messo buono a ripensare

a noi, al nostro futuro già passato

rapido come un direttissimo

che però si muove al contrario

su un binario morto, inutilmente.

[...]

(Senza drammi)

Ci troviamo qui di fronte ad un racconto-ricordo di una storia finita, così, Senza drammi, un amore che l’autore non intende più continuare a cercare, né sforzarsi di vivere, vuole interromperlo e lo fa tutto d’un fiato, come a voler tirare le fila di discorsi ripetuti più e più volte, intere strofe senza punti, senza pause, la voglia di cacciare fuori in un attimo solo più sentimenti possibili, il bisogno di far andare la mente a ruota libera, senza alcuna costrizione. È un amore finito che prende corpo tra le pagine di Parrinello, ma è anche un amore vissuto fino in fondo, delicato, riflessivo, che vive non per un sentimento astratto, ma in virtù di continui confronti e dialoghi che l’autore intavola con un interlocutore che prende vita dalla sua stessa penna, non lasciando nulla di intentato o, peggio, di incompreso. Ma i momenti più alti di Riprese e contrappunti si manifestano quando Alessandro Parrinello si lascia andare a profonde riflessioni sulla sua ed altrui esistenza. "Troppa vita, troppa / persino per noi / cui niente mancherebbe / e volge la voce a sibilo, si spegne / in un sussurro, / si torcono le bocche avare / in amari sorrisi: / strano come si possa /essere già tanto morti da vivi" (Troppa vita). Il verso finale rivela il profondo sconforto che prova l’autore dinanzi ai tristi misteri dell’esistenza, anche i più banali, per i quali nulla si può fare, se non provare a reagire, ma non è sempre facile, anzi, spesso, per la paura di cambiare la propria condizione, l’essere umano preferisce rinunciare a se stesso e vivere in una continua apatia.

Così tu ti condanni da solo

alla gabbia dorata da cui se volessi

usciresti gioioso in un volo

che solo saprebbe di vento

ed invece scompari in un lento

trascinarsi di giorni tutti uguali

come il tordo che a stento le ali

sia riuscito a liberare dal calappio.

[...]

(Autocondanna)

Ancora un linguaggio senza fiato, senza respiro, né pause o interruzioni, un libero fluire di pensieri che si riversano in tutta la loro essenza sulla carta stampata, con una forza ed un’energia senza paragoni; lo stile di Parrinello, così coinvolgente, diviene un vortice di parole e suoni capace di travolgere e sconvolgere i pensieri dei lettori che gli si avvicinano. Ed in questo momento, in cui colui che legge è totalmente preso e vulnerabile, l’autore affonda il suo colpo finale, con due domande pungenti che, come spade, si conficcano nel cuore del lettore e lo portano, inevitabilmente, alla riflessione su ciò che è stata ed è diventata la propria vita.

[...]

Ma credi veramente che ti basti

strisciare in questo modo per dirti liberato?

E forse la carezza che ricevi è meno avara

del bacio che in passato ti dava

la sera la bocca più pungente?

(Autocondanna)

8

La messa in discussione di sé, del rinnegamento del proprio passato: quanto è costato, quanto di noi ha portato via? E, soprattutto, ne è valsa la pena? Non era forse meglio l’indecisione dell’insicurezza, che, almeno, era causa di sentimenti vivi e profondi, rispetto ad un’apatica sicurezza? È questo un profondo e doloroso interrogativo che l’autore rivolge a se stesso in primis, ma anche e soprattutto a noi lettori, lasciandoci liberi di rispondere come meglio crediamo. Non dà una risposta, forse non c’è un modo di vita che veramente possa rassicurare e rendere sereno l’essere umano...

A dispetto di queste profonde ed amare riflessioni sull’esistenza, Parrinello non intende mostrare un’assenza di speranza, bensì vuole che il percorso individuale e collettivo vada avanti, con tutta la serenità e solarità possibile. Ed è per questo motivo che chiude la sua silloge con un soffio di profonda fiducia, raccontando e donando a noi il suo amore per la stagione più radiosa di tutte.

Amo l’estate, la nuda estate gialla

spogliata dal vento:

nell’ora che infiamma le corti

nell’erba che appassisce lungo i muri

nei viali desolati del meriggio

infanzia del tempo

che fugge oltre il presente e s’infinita.

[...]

Amo l’estate stesa sui bagnasciuga

la sua coperta lisa di sterpi e di fieno

gettata sulle spalle dei morti,

il grido d’un gabbiano senza patria

planato sulla placida scogliera

e il mare silenzioso che riporta

avanzi di ricordi, e si fa sera

alle finestre confortate:

amo l’estate, immobile dolcezza.

(Estate)

9

Nonostante "il grido d’un gabbiano senza patria", la nostalgia delle serate o la lentezza della calura pomeridiana, l’estate resta la stagione più amata dal poeta; allo stesso modo, sebbene presenti difficoltà e avversità, non bisogna mai smettere di amare la vita.

Paola Santamaria

Alessandro Parrinello è nato a Sassari il 13 ottobre del 1969. Diplomatosi al Liceo Classico "Canopoleno", si è laureato in Economia e Commercio all’Università di Roma nel 1997. Dopo un soggiorno a Londra, è tornato in Italia e si è dedicato a diverse attività, tra cui l’insegnamento presso scuole secondarie superiori. Attualmente è funzionario del Ministero degli Affari Esteri. Ha pubblicato la raccolta Luci e ombre presso la Casa Editrice Aletti. Sue liriche sono presenti su diversi siti internet dedicati alla poesia.

In copertina:

Pierre-Auguste Renoir, The Concert (1918-1919).

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