La Gazzetta del Mistero è onorata di offrirvi l’intervista a:
Mauro Biglino
‘DIO ALIENO
 
Parte 1 – Mauro.
1) Cosa ti ha spinto ad intraprendere studi teologici ed antropologici per oltre 30 anni?
Per rispondere in breve direi semplicemente la voglia di conoscere  l’uomo e di approfondire ciò che ci hanno raccontato e ancora ci  raccontano in termini di pensiero religioso. Sono inoltre un curioso per  natura: almeno nei confronti dei temi che ritengo importanti.
2) Per quale motivo ti sei interessato alla lingua ebraica antica?
Perché volevo provare ad avere accesso diretto alle fonti della  religione nella quale sono cresciuto. Ritenevo che solo così mi fosse  possibile tentare di percorrere una strada autonoma, libera dai  condizionamenti culturali e soprattutto dai dogmatismi in nome dei quali  da sempre si combattono battaglie di ogni genere: da quelle verbali a  quelle cruente.
L’insegnate che avevo era un ebreo di cultura immensa che mi ha  trasmesso una grande passione per l’approfondimento personale e libero: è  stata per me vera una fortuna.
3) Ci sono in te sogni, fantasie o speranze che hai soppresso a causa dei risultati dei tuoi studi?
Direi di no: coltivo i miei interessi, posso anche praticare il ciclismo che è lo sport che amo e quindi sono soddisfatto.
4) Dopo trenta anni, hai trovato il tema fondamentale che lega le maggiori religioni del Mondo?
Il desiderio dell’uomo di superare la madre di tutte le angosce: la  paura della morte. L’uomo ha un bisogno disperato di credere che con  essa non finisce tutto ed allora cerca soluzioni che lo tranquillizzino.  Così disse anche il Dalai Lama, al quale certo non mi voglio neppure  lontanamente paragonare, ma mi fa piacere sapere che anche lui ritiene  che le religioni abbiano in fondo questo scopo.
La nascita operativa delle religioni ha poi una spiegazione  culturale ed antropologica in ciò che è accaduto all’uomo quando si  trovava nei primi stadi di quella evoluzione che lo ha portato a  divenire un “sapiens”. Nel libro IL DIO ALIENO DELLA BIBBIA illustro  l’esempio del culto dei cargo che bene rappresenta ciò che con ogni  probabilità è successo ai primordi della civiltà.
5) Hai una fede religiosa? Qual’è l’idea che hai sull’esistenza del conscio dopo la morte?
Non ho una religione ma non ho neppure le certezze degli atei; nella  qualità di agnostico che studia sono aperto a tute le possibili  soluzioni. Se proprio devo esprimere una ipotesi sul “post mortem” penso  che in quel momento finisca tutto, ma, come ho detto, non ho certezze:  sono abituato a nuotare nel mare della relatività e devo dire che per  fortuna non provo disagio nel vivere costantemente motivato dal dubbio e  dal conseguente desiderio di cercare continuamente.
6) Quali sono i tuoi progetti futuri?
Continuare a studiare e a divulgare attraverso libri e conferenze,  almeno fino a che la gente vorrà chiamarmi, perché personalmente non  organizzo nulla e vado esclusivamente dove sono chiamato Non essendo io  un possessore di alcuna verità desidero continuare a mettere a  disposizione di chi ne ha piacere elementi di riflessione che spero  siano utili per chi vuole autonomamente costruirsi un suo personale  sistema di pensiero. Sono inoltre stato invitato a partecipare ad un  progetto internazionale che si trova ora nella sua fase embrionale:  vedremo nei prossimi mesi se questa proposta avrà sviluppi.
Parte 2 – Bibbia
1) Potresti darci una datazione, secondo il tuo parere, della bibbia di Qumran?
Non ho pareri personali perché mi occupo del codice di Leningrado  quindi ritengo valida la datazione ufficiale che pone i più antichi  intorno al 130-150 a.C. Sono testi che appartengono ad un gruppo  specifico, probabilmente quella parte della casta sacerdotale che nel  contrasto per il potere sul tempio gerosolimitano ha dovuto cedere il  passo alla controparte risultata vincente. Sono testi molto utili – tra  gli altri motivi – anche per le comparazioni che vengono effettuate  all’interno del Bible Project, un lavoro iniziato 53 anni fa che ha lo  scopo ambizioso di tentare di ricostruire il testo biblico più vicino  possibile a quello originale.
2) I racconti della Genesi sono stati tramandati oralmente per centinaia di anni: a che epoca risalirebbe la Creazione?
La composizione definitiva della Genesi è avvenuta nel periodo  postesilico (VI-V sec. a.C.) ma quel libro tratta di temi e vicende che  si sviluppano lungo millenni: dalla cosiddetta creazione fino alle  vicende di Giuseppe in Egitto. Direi quindi un periodo di tempo di cui  non sono in grado di ipotizzare l’inizio ma il cui termine potrebbe  essere collocato intorno ai secoli XVIII-XVII a.C., ma siamo nell’ambito  delle ipotesi più pure. Preciso che ho usato l’espressione “cosiddetta  creazione” perché quel racconto potrebbe riferirsi ad altro, ma non è  possibile sviluppare qui il tema.
3) Com’è stato creato l’Uomo Sapiens e da chi?
Ne IL DIO ALIENO DELLA BIBBIA analizzo i due passi in cui si narra  la formazione dell’uomo ad opera degli Elohìm, termine che indica  chiaramente un gruppo di individui e che la teologia ha sempre voluto  tradurre come Dio. Nel libro riporto i versetti ebraici per documentare  come si narri di un intervento di ingegneria genetica operato da costoro  usando il loro DNA e quello delle specie di ominidi presenti sulla  Terra.
3) Eden: abbiamo una locazione geografica precisa di dove fosse. A quale scopo è servita questa ‘Riserva’?
Ci sono moltissimi toponimi che fanno collocare l’Eden nell’attuale  Armenia, in particolare nella zona dei laghi Urmia e Van: vi si  identificano i i quattro fiumi citati in Genesi (Hiddekel/Tigri ,  Perah/Eufrate, Gahiun/Ghihon e Uhizun/Pison), la terra di Havilah,  quella di Cush (con il monte Koshe Dag), Keruabbad (città dei Cherubbim)  ecc… con le caratteristiche geomorfologiche, paleobotaniche e minerarie  che il testo biblico attribuisce loro.
Uno studio attento fa comprendere come i nostri creatori possano  avere stabilito il loro centro di comando nella valle dove attualmente  si trova la città di Tabriz.
Preciso che il Gan-Eden di cui parla la Bibbia è quello da noi  conosciuto come il “paradiso terrestre” ma il termine significa  letteralmente “luogo recintato e protetto posto in Eden”: il termine  corrisponde all’iranico “pairidaeza” (luogo recintato) cui corrisponde  il greco “paradeisos” (giardino chiuso) da cui deriva il nostro  “paradiso”. Ma il significato originario indicava appunto un luogo ben  protetto dalle intrusioni esterne e il suo significato è rimasto nel  termine armeno “meidan” che identifica proprio il territorio di cui ho  detto prima.
4) I Profeti: il loro scopo ed il collegamento con i creatori.
I profeti, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, non erano  coloro che predicevano il futuro ma i “portavoce” degli Elohìm e, per  quanto riguarda la Bibbia, erano i portavoce di quello degli Elohim che  si chiamava Yahwèh e che aveva stabilito il suo patto di alleanza con il  popolo dei figli di Israele.
Essi comunicavano al popolo la volontà di Yahwèh e preannunciavano  le conseguenze del mancato risotto del suo volere: in questo senso  quindi si dice che predicessero il futuro.
Il tema dei profeti mi fornisce l’occasione per fare una  precisazione: il credere o meno, la fede ecc… esulano dal mio lavoro.  Per un uomo di fede vera, se le cose che io dico risultassero vere non  dovrebbe comunque cambiare nulla nel rapporto personale con Dio: questi  Elohim non sarebbero altro che ulteriori figli “suoi” che rientrano nel  suo disegno provvidenziale e che quindi operano in funzione della sua  volontà. La Bibbia, pure così riletta come un libro di storia,  rimarrebbe in ogni caso il libro che Dio ha voluto per consentire agli  uomini di arrivare a conoscerlo. Ma tutto questo, come ho detto, attiene  alla fede personale ed io non me ne occupo.
5) Nel vecchio testamento, Dio aveva un Popolo eletto. Qual’è l’importanza del popolo ebraico per i Creatori?
Ne IL DIO ALIENO DELLA BIBBIA ho dedicato un intero capitolo a  questo tema che è molto delicato. In realtà tutti i popoli sono stati  “eletti” da qualcuno degli Elohìm. Noi abbiamo nella Bibbia la storia  del popolo ebraico che è stato “scelto” da quello che si chiamava Yahwèh  nel momento in cui il comandante degli Elohìm (Eljon) divise le sfere  di influenza tra i vari suoi sottoposti (Dt32): Yahwèh era uno di  questi. Da ciò che si può evincere sulla base del tipo di assegnazione  che ricevette, Yahwèh doveva essere uno dei meno importanti perché gli  assegnarono un territorio sostanzialmente desertico e un popolo che era  ancora tutto da costruire: cosa che egli tentò di fare con grande  fatica. Quindi la scelta o “elezione” da parte di uno degli Elohìm non  pare essere un elemento esclusivo degli Ebrei che erano quindi  importanti per Yahwèh ma non per gli atri Elohìm.
6) Per quale motivo il genere umano venne punito col diluvio universale?
La Bibbia che noi possediamo è condizionata dal pensiero teologico  monoteista sia ebraico che cristiano per cui presenta come punizione  divina ciò che in realtà fu una catastrofe di ordine naturale. Il motivo  per il quale una parte dell’umanità è stata lasciata morire viene  spiegato dal libro della Genesi con il male compiuto dall’uomo dopo che i  figli maschi degli Elohìm si erano uniti sessualmente con le figlie dei  terrestri ed avevano prodotto una razza nuova. Questa unione era  fortemente avversata dai comandanti degli Elohìm che non volevano  commistioni, per cui, quando la catastrofe si preannunciava, “loro”  hanno deciso di lasciare morire sostanzialmente tutti quelli che  vivevano nel territorio popolato dalla nuova specie. Hanno scelto di  ricostruire una sorta di purezza genetica attraverso Noè, che, come si  evince chiaramente dal libro di Enoch (presente nella Bibbia dei  cristiani copti) era un figlio “loro” geneticamente “integro”.
Sento però la necessità di precisare che il discorso sarebbe però  molto più lungo e complesso perché il diluvio biblico potrebbe non  essere quello universale ma un evento localizzato, che ha interessato  esclusivamente la terra tra i due fiumi (attuale Iraq) dove appunto  viveva quel popolo che venne volutamente lasciato morire. In questo caso  potrebbe davvero essere stato provocato volontariamente dagli Elohìm  allo scopo di uccidere tutti coloro (gli incroci inaccettabili) che  abitavano al di sotto del sistema di controllo delle acque che loro  stessi avevano costruito.
7) Per quale motivo avvenne la distruzione di Sodoma e di Gomorra e  quali armi vennero utilizzate? Da chi fu tratto in salvo Lot?
La distruzione avvenne nell’ambito delle guerre combattute tra gli  Elohim per il controllo della Palestina, che, come si sa, era un  territorio importante nell’economia del medioriente per la sua posizione  centrale nelle grandi vie che univano le nazioni più importanti del  tempo: Egiziani, Ittiti, Assiri, Babilonesi. Ciò che avvenne pare essere  la conseguenza di una esplosione atomica della quale fu vittima anche  la moglie di Lot che invece di allontanarsi si fermò a guardare e, come  dice, letteralmente la Bibbia, “si dissolse” per effetto del calore.
Ancora oggi il territorio in cui si trovavano le due città non è coltivabile.
Lot fu salvato con la sua famiglia da due malakìm (i cosiddetti  angeli), cioè da due portaordini di Yahwèh. Questo passo è uno dei tanti  passi biblici che ci rivelano la vera natura del malakim che, al di là  di ogni dubbio, non erano gli angeli elaborati dalla tradizione  cristiana. Erano infatti individui in carne ed ossa che all’occorrenza  si spostavano camminando, si sporcavano, dovevano lavarsi, avevano  necessità di mangiare e di dormire, esattamente come noi. Quel racconto  ci narra anche che rischiarono di essere aggrediti dagli abitanti di  Sodoma e che riuscirono a liberarsi usando uno strumento che accecò  momentaneamente gli assalitori.
Quando si parla dei cosiddetti angeli non si può fare a meno di  citare i cherubini per i quali dico – consapevole della gravità  dell’affermazione – che nella Bibbia non sono neppure rappresentati come  individui ma come oggetti meccanici: altro tema molto complesso e  altrettanto delicato al quale ho ritenuto necessario dedicare ben due  capitoli con la traduzione letterale dei passi che ne trattano.
8) Chi indicò ad Mosè come costruire l’Arca dell’Alleanza e cos’era  quest’artefatto misterioso? L’oggetto si perse nel medioevo: ha una  teoria su che fine abbia fatto?
Fu Yahwèh stesso ad indicare direttamente a Mosè le modalità di costruzione dell’Arca: gli fece vedere il disegno/progetto.
Come scrisse e documentò il rabbino Moshè Levine, era un  condensatore elettrico molto potente e pericoloso: veniva usata per  comunicazioni radio e come arma da portare in battaglia; doveva essere  maneggiata solo da personale opportunamente addestrato e vestito in un  certo modo; chi la toccava senza le precauzioni necessarie moriva  fulminato all’istante; quando era “caricata” per essere portata in  combattimento viaggiava ad un chilometro (2000 cubiti) dal resto del  popolo.
Insomma, un vero e proprio strumento tecnologico.
Non ho ipotesi personali sulla sua attuale esistenza ed eventuale localizzazione.
Nel libro l’ho fatta disegnare anche sulla base delle foto che sono  state scattate all’interno della cappella di Nostra Signora di Sion che  si trova a Axum, in Etiopia: i sacerdoti detentori di quell’oggetto  sostengono trattarsi di quella originale. Forse un giorno potremo  saperne di più: lo speriamo davvero!
9) Bibbia e Mitologia Sumera. Quali i legami?
Appare ormai evidente a tutti gli studiosi che i racconti delle  origini contenuti nelle Bibbia sono una sintesi ridotta delle narrazioni  sumero-accadiche.
Questa sintesi è stata inoltre fortemente condizionata dal pensiero  teologico dei masoreti (teologi ebrei): questi custodi della tradizione  hanno redatto la versione finale del testo che noi possediamo. Il Codice  di Leningrado è infatti quello universalmente accettato ed costituisce  il punto di riferimento per le Bibbie ebraiche e cristiane che tutti  abbiamo in casa. Questo è il motivo per il quel io ho scelto quel  codice: si tratta di quello ritenuto “ispirato” da Dio e dunque su  quello lavoro per presentare le chiavi di lettura che 10 anni di  traduzioni professionali fatte per le Edizioni San Paolo mi hanno  evidenziato. La casa editrice cattolica ha infatti pubblicato 17 libri  dell’Antico testamento che ho tradotto letteralmente dalla Bibbia  stuttgartensia (Codex Leningradensis): da questo lavoro derivano quindi i  contenuti che presento nei libri nei quali riporto sempre i versetti  ebraici per dare ai lettori possibilità di verifica di ciò che scrivo.  Mi comporto così perché non sono un possessore di verità ma solo uno che  studia, ed allora devo sempre essere disponibile a mettere in  discussione le mie idee e le mie analisi.
Devo anche precisare che da quando ho iniziato a pubblicare i libri  in cui racconto ciò che trovo nel Codice masoretico i rapporti di lavoro  con le Ed San Paolo si sono interrotti immediatamente, per ovvi motivi.
10) Nephilim, Titani, Giganti… ogni cultura ha il mito dell’umanoide  gigantesco e con poteri ultraterreni. Chi erano e come si rapportarono  con il nostro genere?
Posso dire che dal punto di vista biblico si trattava chiaramente di  una razza diversa dagli Elohìm e anche dai Ghibborim: questi ultimi  erano il prodotto degli incroci tra i maschi Elohim e le femmine Adàm,  come narrato nel capitolo 6 del libro della Genesi. Il tema dei Nefilim è  controverso e non a caso gli ho dedicato un capitolo nel libro. Posso  sintetizzare dicendo che la Bibbia narra di come il popolo di Israele  fosse terrorizzato dall’idea di dover combattere contro di loro; segnala  che avevano sei dita per ogni arto, che dormivano in letti lunghi circa  4 metri e che combattevano spesso nelle file dei filistei contro gli  ebrei.
Sulla loro origine il famosissimo autore Z. Sitchin ha formulato  delle ipotesi che da tempo sono oggetto di diatribe tra docenti  universitari statunitensi: nel libro formulo una ipotesi derivata dal  significato del termine aramaico al singolare.
Se dovesse ringraziare una persona che l’ha aiutata ed ispirata nel corso della sua vita professionale e privata, chi sarebbe?
Senza ombra di dubbio mio padre, che mi ha trasmesso in modo  “potente” la convinzione che bisogna studiare per riflettere e sapere.
Ringrazio davvero di cuore per l’attenzione dedicata al mio lavoro e  rivolgo un saluto ai lettori che hanno avuto la compiacenza di arrivare  fino all’ultima riga.